L’idea di Storia di una Repubblica nasce nella primavera del 2010 dopoché mio nonno classe 1915, partigiano-ferroviere, come aveva scritto nel suo biglietto da visita, se ne era andato a gennaio di quello stesso anno. In quel momento ho sentito il bisogno di mettere in fila le storie di guerra che mi raccontava nelle lunghe estati che passavamo insieme al mare quando ero bambino. Avevo bisogno di metterle fila e di raccontarle agli altri. Come potrete immaginare non sono chiaramente tutte quelle che mi ha raccontato, ma sono quelle che più mi hanno segnato e che mi hanno fatto percepire da bambino cosa fosse stata la lotta partigiana. Infatti da quei racconti estivi emergono con forza le veglie, i canti, l’odore e il sapore di una stagione, quella dell’infanzia, che non dovremmo dimenticare mai, perché è da essa che nasce il nostro imprinting verso le emozioni del mondo. Ma in Storia di una Repubblica c’è anche il pallone. Mio nonno era un grande tifoso ed era abituato ad andare allo stadio fin da giovane fino a quando i fascisti gliel’hanno permesso. Nei suoi racconti c’erano portieri con i berretti in testa, palloni cuciti a mano, scarpe con i chiodi di ferro e i grandi primi stadi costruiti dal fascismo per il Mondiale del 1934, primo fra tutti l’odierno Comunale di Firenze che fu ideato dall’Architetto Pierluigi Nervi e che, al momento della sua costruzione, era stato intitolato all’eroe fascista Giovanni Berta.